(Musica e voce di Moreno Bartolacelli)
Nel 1906 Chistoni lascia la direzione subentra il prof. Carlo Bonacini. Le misure meteorologiche restano al centro e il primo scopo dell’Osservatorio.
In quegli anni comunque il Bonacini con una serie di validi assistenti cerca perfino di riprendere le misure astronomiche, rispolverando il cannocchiale di Fraunhofer col quale osservò il passaggio di Mercurio sul sole del 12 novembre 1907 e la coda della cometa di Halley nel maggio 1910, quando si pensava che potesse entrare in contatto con l’atmosfera con conseguenze anche catastrofiche.

Sotto la guida di Bonacini si iniziano a raccogliere strumenti e documenti storici per organizzarli in un nuovo museo (sempre negli stessi locali): il Museo dell’Osservatorio attualmente chiamato Museo Astronomico e Geofisico.
Il prof. Luigi Barbanti Silva ha la direzione dell’Osservatorio durante la seconda guerra mondiale. L’Accademia è un punto cruciale per le ben note vicissitudini (fu anche carcere per prigionieri politici). Il Direttore e il tecnico Giuseppe Sola riescono a mantenere l’Osservatorio e a dare continuità alle osservazioni meteorologiche.
L’Osservatorio Geofisico passa a far parte dell’Istituto Osservatorio Geofisico nel 1965 sotto la direzione del Prof. Carlo Depietri e in contemporanea inizia un nuovo interesse per le discipline geofisiche motivato dalle prime sensibilità ambientali, anche se si era ancora ben distanti dalle problematiche e attenzione che hanno oggi.
Con gli anni 1980 all’attività di Osservazione tradizionale inizia ad affiancarsi quella che potremmo chiamare l’Osservazione delle “nuove stelle”: i satelliti artificiali. Le linee di ricerca si allargano e la direzione passa alla guida del prof. Renato Santangelo. Prosegue l’analisi delle serie storiche con metodi stocastici e statistici applicati a temperature, pressione, precipitazioni idriche, dopo che già nel 1975 era stata analizzata e aggiornata la statistica delle nevicate. L’attività si allarga non solo al contesto locale e della serie storica ma anche ad altri punti di misura e siti. Dal 2012 nasce il LARMA, un insieme di laboratori a servizio dei ricercatori del settore Ambientale del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari dell’Università di Modena e Reggio Emilia. L’Osservatorio Geofisico entra a far parte di questa rete inglobando anche una serie di stazioni meteorologiche moderne sparse sul territorio. I dati meteorologici così integrati sono utilizzati in vari progetti di ricerca nei settori dell’Ingegneria Civile e Ambientale, della Fisica Tecnica, della Geologia, sono di supporto ai Corsi di Studi in Ingegneria Civile e Ambientale oltre che base per nuovi studi sulla climatologia locale ed i cambiamenti climatici.