L’Osservatorio Geofisico, nato nel 1826 come Osservatorio Astronomico, accanto agli studi astronomici cominciò sin dai primi anni a raccogliere “osservazioni meteoriche” quotidiane, annotate su registri ancora conservati nell’Osservatorio, che rilevano i diversi parametri meteorologici, come le precipitazioni (pioggia o neve), la temperatura, la pressione atmosferica, il vento e le radiazioni solare.

Questi parametri sono stati raccolti con particolare dedizione nel corso degli anni, alcuni presentano interruzioni in alcuni periodi, mentre altri sono stati registrati in maniera pressoché continuativa, dando luogo a serie storiche tra le più lunghe ed ininterrotte d’Italia.
Questo è il caso della temperatura, misurata a partire dal 17 ottobre 1827 (la prima osservazione) e originariamente misurata con vecchie scale termometriche, ma a partire dal 1861 nelle medesime condizioni di rilevazione attuali.

Per questo l’Osservatorio è stato insignito dall’Organizzazione Mondiale della Meteorologia (WMO) “Stazione di Osservazione Centenaria” un riconoscimento che viene conferito solo alle strutture in possesso di una serie meteorologica ininterrotta di almeno 100 anni, che siano tutt’oggi in attività ed in grado di sottoporre i dati a rigide operazioni di controllo qualità. Il tutto deve essere rigorosamente documentato da documenti tecnici e pubblicazioni scientifiche. L’importanza di serie storiche lunghe e complete fa degli osservatori meteorologici storici sedi privilegiate per il monitoraggio del clima a lungo termine, oggi fondamentale per quantificare l’entità del riscaldamento globale.

Nella figura seguente la serie delle temperature medie annuali misurate in Osservatorio presso il torrione di levante di Palazzo Ducale di Modena, a partire dal 1861: da notare i 16.8°C registrati nel 2022, l’anno più caldo da inizio osservazioni meteo a Modena.

Una rappresentazione particolarmente efficace per comprendere l’entità del cambiamento climatico in corso è data dalle “Warming Stripes”, una elaborazione ideata da
Ed Hawkins, climatologo dell’Università di Reading in Gran Bretagna. Ogni striscia rappresenta la temperatura media dell’anno considerato e le viene attribuito un colore più o meno caldo a seconda dell’anomalia di temperatura di quell’anno rispetto ad un trentennio preso come riferimento, nel caso presente il 1961-1990.

Qui sotto vedete le Warming Stripes dell’Osservatorio Geofisico: